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Via Francigena

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Il percorso dei pellegrini europeii nei secoli, ovvero la storia della Via Francigena

Valicato il T2, il traforo che unisce la Svizzera all’Italia, il primo villaggio che troviamo sul territorio italiano è Saint-Rhémy-en-Bosses. Situato ai piedi del Colle del Gran San Bernardo, immerso nel verde di declivi boschivi di larici e abeti, a 1518 metri di altitudine, questo pittoresco borgo si trova sul percorso ufficiale della Via Francigena e ne costituisce la prima (o l’ultima) tappa sul territorio italiano.

Il nome “Francigena” sta proprio a indicare la via o le vie che dai territori dei Franchi consentivano ai pellegrini d’Oltralpe di giungere nella terra dei Papi e nella Terra Santa. L’ingresso in Italia avveniva attraverso i valichi alpini del Moncenisio (Piemonte), del Monginevro (Francia) e del Gran San Bernardo (Valle d’Aosta).

Già intorno all’anno Mille, numerosi pellegrini attraversavano l’Europa per recarsi in preghiera alla tomba dell’Apostolo Pietro a Roma oppure per proseguire verso la Puglia, da cui si imbarcavano diretti a Gerusalemme. La pratica del pellegrinaggio assunse un’importanza tale che si svilupparono vere e proprie “vie della fede” costellate da luoghi di sosta, villaggi e abbazie per ospitare i pellegrini. Saint-Rhémy-en-Bosses è un luogo di sosta cruciale della principale via della fede, la via Francigena per l’appunto, non solo perché si tratta del primo centro abitato superato il confine con la Svizzera, ma anche perché questa zona geografica è da sempre stata esposta a intense nevicate e gelate.

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Le tappe della Via Francigena

L’abate Sigerico, nominato vescovo di Canterbury nel 990 da Papa Giovanni XV, nel suo diario racconta delle 80 località da lui attraversate da Canterbury fino a Roma, per ricevere l’investitura, con tale dettaglio e precisione che divenne un riferimento per molti pellegrini che, all’epoca in cui la stampa non era ancora stata inventata, si passavano la conoscenza del percorso col passaparola.

In seguito alla diffusione del “diario di Sigerico”, sempre più pellegrini cominciarono a ripercorrerne le tappe. Fu così che si creò un canale di comunicazione comune e determinante per la realizzazione dell’unità culturale dell’Europa medievale.

La Via Francigena difatti si trasformò progressivamente in un percorso commerciale per le spezie, le sete e altre mercanzie provenienti dall’Oriente verso i mercati nord europei passando per l’Italia. Con lo svilupparsi dei commerci e l’individuazione di percorsi alternativi nei secoli successivi la Via perse la sua unicità e cambiò il nome in via Romea, che meglio ne caratterizzava la destinazione verso Roma.

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La via Francigena oggi

Oggi la via Francigena italiana che si sviluppa lungo la direttrice di più regioni, il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, la Liguria, il Piemonte, la Valle d’Aosta, conosce una rinnovata celebrità. In parte dovuta a un ritorno alla ricerca della fede, in parte alla valorizzazione fattane dalle istituzioni europee. Dal 1994 infatti, la Via Francigena è stata dichiarata “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa“.

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Il tragitto

Il tragitto originario, da Canterbury a Roma, era di 1600 kilometri; la difficoltà del tragitto che rappresentava in sé un atto di penitenza, simbolicamente e materialmente consegnava il pellegrino nelle mani di Dio. Il percorso a piedi infatti esponeva i credenti a ogni sorta di pericolo, alle fiere e alle intemperie. Motivo per cui lungo l’asse della Francigena si svilupparono prima villaggi e poi città come Siena e San Gimignano e altri borghi ricchi di opere artistiche note e meno note.

Oggi non si corrono più i pericoli di un tempo e percorrere la via Francigena è l’occasione per un rinnovato rapporto con la natura e il territorio, ma anche con la storia, le tradizioni, il folclore delle genti del passato e del presente. Dalla ricerca interiore il cammino della Francigena rappresenta per i turisti e i pellegrini moderni un viaggio alla ricerca delle radici della cultura italiana ed europea.
Un viaggio che procede dai pascoli valdostani ai campi arati del Piemonte, dalle acque del Po alle colline dell’Emilia passando dalle salite della Toscana alle discese senesi e ai laghi laziali fino a Roma.

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Curiosità

Il tratto Italiano della Via Francigena, ovvero quello che va da dal Gran San Bernardo a Roma, è lungo all’incirca 945 km.
Per quanto riguarda i tempi di percorrenza essi variano molto, considerando infatti una media di 20 km di cammino al giorno o di 60 km in bicicletta: il tempo di percorrenza andrebbe da un mese e mezzo per chi si muove a piedi a 15 giorni per chi va in bicicletta.

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Personaggi illustri lungo la Via Francigena

Sainth-Rhemy-en Bosses, prima tappa della Via Francigena e passaggio cruciale: qui sono passati innumerevoli personaggi storici illustri, tra cui Napoleone Bonaparte che attraversò il valico nel 1800 con la sua armata di 40.000 uomini, 5.000 cavalli, 50 cannoni e 8 obici. Il transito dell’artiglieria presentò molte difficoltà e occorsero otto giorni perché l‘intera armata passasse; ancora oggi questo coreografico passaggio è ricordato nel Carnevale locale: gli abiti indossati durante le festività rievocano le divise napoleoniche.

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 Il valico del Gran San Bernardo

Il Gran San Bernardo è una delle porte principali tra la Terra del Nord Europa e la Terra del Sud Europa: per lungo tempo fu una delle principali e una delle più anticamente conosciute. Situato a 2472 metri di altitudine, il colle è dominato a nord dalla Chenalette, a sud dal Mont Mort, ad occidente dal Pain de Sucre.

Il valico, a causa della sua posizione, è esposto a venti quasi incessanti e ad una temperatura che oscilla tra un minimo di -30°C ed un massimo di +19°C. La caduta di neve annuale raggiunge, e a volte supera, i venti metri.

Agli inizi, per salire al colle, esisteva solo un piccolo sentiero che fiancheggiava il bordo del lago. Nel 1892 la strada carrozzabile attuale fu aperta sul versante svizzero e, solamente nel 1905, su quello italiano.

Al colle si può godere della vista di un piccolo lago, gelato fino a primavera inoltrata, e di panorami mozzafiato sulle montagne circostanti. La zona è meta di itinerari di scialpinismo grazie all’innevamento presente fino all’inizio di giugno e di escursionismo durante l’estate.

Fin dai tempi dell‘Impero Romano, quando sul colle si edificò il tempio dedicato a Giove Pennino, il valico costituì un importante via di comunicazione attraverso le Alpi. Intorno al tempio romano sono stati scoperti degli edifici risalenti alla stessa epoca, sito archeologico noto come Plan de Jupiter.

Nel 1045, ad opera di San Bernardo di Mentone, si costruì sul colle un Ospizio gestito da una congregazione di canonici regolari, allo scopo di ricoverare, assistere e proteggere i numerosi viaggiatori, tra i quali i pellegrini che percorrevano la Via Francigena. A partire almeno dal XVI secolo, i canonici dell’ospizio allevavano grossi cani molossoidi, per la guardia e protezione dell’Ospizio, ma anche per numerosi altri impieghi. L’utilizzo che li rese celebri nel mondo fu quello di ausiliari dei canonici nel tracciare la pista nella neve fresca, prevedere la caduta di valanghe, e ritrovare i viaggiatori dispersi col maltempo, o addirittura sepolti dalle slavine. A partire dall’800, da questi cani si selezionò la razza oggi nota come Cane di San Bernardo.

Vai al sito ufficiale delle Vie Francigene

Vai al sito ufficiale della Via Francigena a Saint-Rhémy-en-Bosses

Prima tappa italiana della Via Francigena: Dal Gran S. Bernardo a Echevennoz